L’extraterrestre Covy

Racconti di Valentina Grossi

Negli ultimi anni la scrittura è diventata una vera passione per me e chissà in futuro potrà diventare anche parte importante della mia professione. Proprio per questo mio forte interesse mi sono iscritta al Master in Arti del racconto, una palestra di scrittura e non solo grazie alla quale ho appreso molto. Oggi voglio condividere con voi un racconto scritto per un corso del master. Il compito era scrivere una narrazione che avesse per tema “l’altrove”. Inizialmente avevo pensato di raccontare di un viaggio passato in cui avevo avuto l’occasione di incontrare una realtà diversa dalla mia e quindi di entrare in contatto con l’altro, inteso come colui che è diverso da noi europei. Poi ho optato per un tipo di narrazione differente e ho provato a cimentarmi in una scrittura di carattere distopico. Il mio racconto, quindi, si svolge in un futuro non troppo lontano – siamo nel 2025 – in una Milano stranamente silenziosa.

Il mio racconto

L’extraterrestre Covy

Come immaginavo le mie figlie si sono addormentate sul divano mentre guardavano i cartoni. Mi soffermo a osservarle stando appoggiata allo stipite della porta della cucina sorseggiando un caffè bollente. I raggi del sole che filtrano attraverso le chiare tende di lino della sala illuminano i morbidi capelli tendenti al ramato di Adelaide, che tiene stretto a sé il suo peluche preferito: un canguro a cui ha dato nome Bibò. Maria Vittoria, sul lato opposto, ha la testa appoggiata sul suo cuscino celeste. Non è baciata dal sole e vorrei tanto avvicinarmi per scostarle dalla guancia paffuta la ciocca di ricci scuri e darle un bel bacio. Ha il sonno leggero, quindi mi limito a guardarla da lontano.

“Sono molto fortunata” penso.
Spengo la televisione e poi torno in cucina. Mio marito è seduto al tavolo, ancora apparecchiato, intento a scrivere un nuovo articolo. Un tempo lavorava come fotoreporter, ora, invece, cura una rubrica di cultura per una rivista online. Anche io mi occupo di scrittura. Dopo una laurea in letterature comparate e un master in scrittura creativa, ho iniziato a dedicarmi alla letteratura per l’infanzia.

Voglio approfittare della quiete che regna in casa questa domenica pomeriggio per scrivere. Do un bacio a mio marito, prendo il MacBook e vado in terrazzo.
Grazie a una veranda in vetro sono riuscita a crearmi un piccolo studio che sfrutto anche durante i mesi invernali. È lì dove mi rintano a scrivere. Raggiungo la mia scrivania in stile shabby chic. Su una pila di volumi trovo il compito scritto a mano di mia figlia Maria Vittoria che sicuramente vuole che lo corregga. Nonostante abbia solo otto anni, scrive molto bene. L’insegnante di italiano ha chiesto a ciascun bambino di descrivere una giornata speciale vissuta con la famiglia. Sono curiosa di leggere cosa ha scritto Mavi.

Sabato 3 maggio 2025

Domani è il compleanno della nonna, ma purtroppo non potremo passare la giornata insieme come facevamo una volta. Almeno, così mi racconta la mamma. La mamma spesso, invece di leggere a me e a Heidi delle fiabe, ci racconta di come era la vita prima dell’arrivo di Covy. Covy non è un bambino e nemmeno un animale. A Heidi diciamo che è un microscopico extraterrestre venuto da lontano cinque anni fa senza che nessuno lo chiamasse o lo invitasse qui sulla nostra Terra. Covy non è malvagio, ma è pericoloso. È un virus, quindi è impossibile vederlo, ma tutti noi dobbiamo cercare di stargli lontano. Per questo noi bambini non andiamo a scuola e la mamma e il papà lavorano da casa. Possiamo uscire solo una volta a settimana per andare a fare la spesa. Il nostro giorno di libera uscita è il sabato.

Oggi è sabato e stamattina io e Heidi (non so se lo sapete ma Heidi, Adelaide, è mia sorella, ha da poco compiuto cinque anni ed è la mia migliore amica) abbiamo fatto colazione con mamma e papà in terrazzo. Con noi c’era anche la nostra gatta Duchessa, che ha la mia stessa età: otto anni. Abbiamo mangiato pancakes con Nutella e miele – papà ogni weekend prepara i pancakes perchè dice che gli ricordano l’estate del 2004, quando studiava francese a Québec City. Io non sono mai stata in Canada, ma vorrei tanto andarci. Mamma e papà sono stati in Canada varie volte. La mamma ama la natura e mi ha detto che i laghi dell’ovest sono meravigliosi: l’acqua è turchese, il mio colore preferito, e ci sono tanti animali, tipo orsi, alci e capre delle nevi.

Dopo colazione io e Heidi siamo andate a vestirci. Lei ha indossato un vestito rosa con dei fiorellini lilla e gialli, io invece un vestito bianco. La mamma ci ha pettinate: ha fatto due codine a Heidi e una treccia a me. Papà ci ha raggiunto in camera e ha detto: «Dove sono le mie principesse? Siete pronte?». Io e Heidi gli siamo saltate in braccio e poi siamo andate all’ingresso. La mamma ci ha dato un bacio e poi ci ha messo come sempre le mascherine e i guanti. Non mi piacciono i guanti perché fa caldo e le mie dita sudano e si appiccicano al lattice, ma senza non possiamo uscire e quindi li metto. Anche Heidi fa i capricci a volte, ma papà le ha spiegato che se non si protegge può incontrare lo spaventoso extraterrestre Covy.

Papà ha aperto la porta verde bottiglia, la “bocca del drago buono” come la chiama Heidi, che ci protegge sia dai mostri giganti che da quelli microscopici, come Covy.

Covy non è mai entrato in casa nostra, ma è entrato in quella dei nonni. La mamma era preoccupata l’anno scorso quando il nonno si è ammalato, ma per fortuna ora sta bene e la nonna è di nuovo felice. Mi mancano i nonni e oggi con papà siamo andati a comprare un biglietto di auguri per la nonna, che domani compie 63 anni.

Siamo andati poi dal fruttivendolo per comprare tanta frutta e verdura, poi siamo andati a prendere il pane e poi della carne da Andrea, il macellaio amico di papà. Siamo fortunati perché tutti questi negozi si trovano nella nostra via, quindi possiamo andarci a piedi. Abbiamo una macchina, ma non la usiamo mai.

Siamo tornati a casa, ci siamo tolti i guanti e la mascherina e poi siamo andati a lavarci le mani e il viso. Poi ho giocato con Heidi e con Duchessa, mentre mamma e papà preparavano il pranzo. Oggi abbiamo mangiato cous cous con verdure e bocconcini di pollo. I miei genitori preparano spesso il cous cous, che è un piatto tipico della cucina marocchina. Non sono mai stata nemmeno in Marocco, la mamma e papà invece sì. È stato proprio durante quel viaggio in nord Africa che la mamma ha scoperto di essere incinta di me, quindi alla fine posso dire di esserci stata, ma ovviamente non ricordo nulla.

Il pomeriggio del sabato è il momento del weekend che preferisco. La mamma e il papà non lavorano e quindi possono raccontarci tante storie dei loro viaggi passati. Anche io vorrei tanto viaggiare come hanno fatto loro. Sogno i Paesi lontani che hanno esplorato, tipo la Cambogia, e provo a immaginarmi il mare. L’ultima volta che sono stata al mare avevo solo due anni, nell’estate del 2019, quando sono andata con i nonni alle Seychelles. Ho tante foto, soprattutto con le tartarughe giganti, ma non ricordo niente. Che peccato! Oggi pomeriggio la mamma e il papà ci hanno raccontato del loro viaggio in Australia. L’Australia è grandissima. Dicono che sia più grande di tutta l’Europa. Per arrivarci bisogna prendere due aerei, perché è molto lontana dall’Italia. Covy è stato anche lì. Non so se anche lui ha preso l’aereo per arrivarci. Sicuramente ha evitato i controlli di sicurezza, altrimenti non credo che l’avrebbero fatto salire.

Vorrei tanto andare in Australia per vedere i canguri e i koala. La mamma ne ha persino preso in braccio uno. Mi ha detto che era come tenere in braccio un bambino piccolo.

Per me il sabato pomeriggio è speciale proprio perché io e Heidi ascoltiamo i racconti dei viaggi di mamma e papà e guardando i loro album pieni di fotografie possiamo sognare a occhi aperti.

Vorrei tanto salire su un treno per raggiungere i nonni a Modena, oppure viaggiare in aereo per arrivare fino in Australia o in Canada o in Marocco. Chissà che bella che deve essere la vista dal finestrino di un aereo!

Prima di cena ho fatto i compiti e poi io e Heidi abbiamo aiutato la mamma a preparare la cena. Stasera abbiamo mangiato italiano: la pizza.

Appoggio il compito di Maria Vittoria sullo scrittoio e alzo lo sguardo al cielo: anche oggi è limpido. “Che strano non vedere nemmeno una scia di un aereo” penso. Mi manca viaggiare, così come mi manca riabbracciare i miei genitori e i miei suoceri. Ormai sono cinque anni e due mesi che tutti quanti noi siamo confinati in casa. Possiamo uscire solamente una volta alla settimana e non possiamo allontanarci dal nostro quartiere. “Non si tornerà alla normalità finché non verrà trovato un vaccino”, dicono, “e una volta che questo sarà trovato” – o è meglio dire inventato – “le campane di tutte le chiese del mondo suoneranno all’unisono”. Attendiamo quel suono con grande trepidazione, ma finora non si è sentita nessuna campana.

Mentre aspettiamo non possiamo fare altro che continuare a vivere come se nulla fosse, portando avanti le nostre attività da remoto e offrendo, almeno parlo da genitore, il meglio ai nostri figli.

Il compito di Mavi mi fa riflettere: a differenza mia o di mio marito le nostre figlie non hanno la possibilità di ammirare le meraviglie che ci circondano. La nostra ultima vacanza risale all’ottobre del 2019, quando abbiamo trascorso una settimana in Andalusia. Aspettavo Adelaide, che è nata l’8 marzo, quando l’epidemia di Covid-19 aveva già causato più di 300 morti in Italia e di lì a poco sarebbe stata classificata come pandemia. A differenza di Mavi, quindi, Heidi non ha mai viaggiato. Non è mai salita su un aereo o su qualsiasi altro mezzo di trasporto; non ha mai incontrato i suoi nonni, che vede solo tramite video chiamata; non è mai uscita dal nostro quartiere.

Credo che potrei scrivere dei miei viaggi passati per le mie figlie, raccontare le bellezze del mondo a loro piccole lettrici per farle evadere con la mente da questa realtà incerta e pericolosa.

Voglio parlare delle spiagge di sabbia nera che caratterizzano l’isola spagnola di Lanzarote; poi della romantica e particolare Venezia, dove non vi sono strade né macchine, ma solo canali e barchette; poi vorrei raccontare del meraviglioso Marocco e della magica esperienza di trascorre una notte in tenda nel deserto del Sahara, la cui sabbia è rossa. Vorrei poi raccontare della vacanza in Thailandia, tra templi e spiagge dalla sabbia bianca e del viaggio in Malesia, dove si incontrano simpatiche scimmie persino per le strade delle città. Sicuramente racconterò anche del Mar Morto che è così ricco di sale che ogni bagnante galleggia senza sforzo. Poi mostrerò loro le grandi città degli Stati Uniti e i fantastici panorami ammirati in Canada. Parlerò infine delle piramidi, sia di quelle egiziane che di quelle erette da alcune civiltà precolombiane nell’America centrale.

Oggi ho voglia di mettere per iscritto il racconto di ieri di mio marito. Incomincerò, dunque, con l’Australia, una terra lontana, vasta, semplicemente meravigliosa.

Viaggio nella terra dei canguri
Care bambine, la mamma è stata in Australia già due volte e sogna tanto di tornarci con voi…

È una calda mattina di metà giugno. Anche oggi mi sono svegliata presto e sono venuta in veranda. Ho scritto un paio di ore, sorseggiando il mio caffè americano, poi ho stampato quanto scritto nelle ultime settimane.
Davanti a me ho i dieci racconti che riunisco in ordine alfabetico. Prendo un foglio bianco su cui scrivo:

Per voi io vorrei…

Vi racconto il mondo di qualche anno fa

Poi aggiungo la dedica:

 Alle mie figlie

La vostra mamma, Valentina

Sento dei leggeri passi provenire dalla cucina e da dietro la tenda spunta Adelaide. Corre verso di me e mi sale sulle ginocchia. Ha ancora addosso il pigiamino rosa con i coniglietti, in mano tiene Bibò e in bocca ha il ciuccio. Appoggia il suo viso delicato al mio petto e si lascia coccolare.
La stringo forte a me e mi godo questo bellissimo momento tutto nostro.

Improvvisamente in lontananza sento un suono a me familiare, ma che non udivo da tempo. Delicatamente sposto Heidi, che nel frattempo si è riaddormentata, e cerco di ascoltare meglio quel rumore che si fa sempre più intenso. “Sembrano campane” penso. Mio marito arriva in terrazzo ed esclama: «Vale, le senti? Sono le campane!».

I rintocchi aumentano. “Don, don, don”.

“Driin, driin”, sento suonare la sveglia e una voce a me familiare che mi dice: «Buongiorno amore». Apro gli occhi. Gianluca è di fianco a me e mi chiede se voglio il caffè. Annuisco e mentre lui esce dalla camera per dirigersi verso la cucina, mi guardo attorno. “Strano che Heidi non sia venuta a letto da noi stanotte” penso. Nonostante le tapparelle siano ancora abbassate, intravedo il comodino alla mia sinistra e noto che manca la foto delle mie figlie.

Raggiungo mio marito in cucina che trovo di spalle intento a preparare il caffè. «Mavi e Heidi dove sono?». «Chi?» mi domanda lui più perplesso di me. «Le nostre figlie» gli rispondo un po’ stizzita. «Vale, stai bene?» appoggia la moka sul piano cottura, accende il fuoco e poi mi abbraccia. «Noi non abbiamo figli. Avrai sognato amore». Mi discosto e apro il laptop che avevo lasciato a caricare la sera precedente sul tavolo della cucina. Leggo la data e l’ora: “Lunedì 4 maggio 8:15”. «Oggi è il 4 maggio», esclamo. Gianluca mi guarda e mi dice: «Sì, è il compleanno di tua mamma, la chiamiamo ora per farle gli auguri?»

Non gli rispondo e continuo: «Oggi inizia la fase 2». «Sarebbe?» mi domanda perplesso. Anche io sono perplessa, quindi Gianluca si avvicina, si china su di me e mi chiede se sto bene. Sono confusa e preferisco rimanere in silenzio. Possibile che abbia sognato Mavi, Heidi, la gatta Duchessa, i miei racconti alle bambine,.. poi mi assale un dubbio ancora più grande: l’extraterrestre Covy. Anche la pandemia di Covid-19 è stata un sogno?

Digito su Google “coronavirus”. Nessuna notizia a riguardo, ma solo la pagina di Wikipedia che spiega che “i coronavirus sono virus a RNA positivo…”. Cerco il telecomando e accendo la televisione. Nemmeno SKY Tg24 parla dei contagi, delle vittime, del problema degli ospedali, del decreto di Conte, della fase 2, … Non trovo nulla.

Gianluca segue con lo sguardo i miei movimenti poi mi dice: «Hai fatto proprio un brutto sogno stanotte. Ti sei agitata tantissimo». «In realtà è stato bello» gli rispondo. «Ho sognato che eravamo sposati e avevamo due bellissime bambine». Lui ammicca un sorriso e io continuo: «Ma stavamo convivendo ormai da cinque anni con una pandemia. Un virus proveniente da lontano ha cominciato a diffondersi rapidamente in tutto il mondo provocando migliaia di vittime. La malattia che questo virus causava era stata denominata Covid-19, ma noi avevamo detto alle bambine che si trattava di un extraterrestre di nome Covy che non era malvagio, ma solo molto pericoloso».

«Ne hai di fantasia, eh» mi sorride, poi continua «Perché non prendi spunto da questo tuo curioso sogno per il racconto sull’altrove che devi scrivere? Secondo me viene fuori qualcosa di originale». Lo guardo perplessa, ma lui è già tornato verso il piano cottura, versa il caffè nella mia tazza arancione e me la porge. Sorseggio il caffè bollente e poi gli dico «Sì, forse hai ragione. Scriverò del futuro distopico che ho sognato».

Rimango in cucina a pensare mentre Gianluca torna in camera per vestirsi. Ormai sono le 8 e mezza e a breve uscirà per andare al lavoro. Mia mamma starà ancora dormendo, quindi la chiamerò più tardi.
Continuo a sorseggiare il mio caffè, seduta al tavolo della cucina, gettando ogni tanto lo sguardo fuori dalla finestra. Già si percepisce l’arrivo imminente dell’estate: le giornate sono calde e soleggiate, gli uccellini cinguettano e il banco del fruttivendolo sotto casa è già ricco di fragole, nespole e albicocche. Dopo uscirò per andare a comprare un po’ di frutta e che sollievo che non devo indossare la mascherina o rispettare le distanze di sicurezza con gli altri passanti come nel sogno.

L’avviso di una nuova mail mi distrae:
Re: Conferma prenotazione Lisbona

Contenta dico a Gianluca che l’hotel ha confermato la nostra prenotazione. Sono felice. Fra un mese il master sarà finito e fra cinque settimane partiremo per il Portogallo. Ci attende un bel tour on the road tra la capitale e il sud per esplorare la meravigliosa regione dell’Algarve.
Archivio la mail nella cartella sul desktop “Viaggi”, poi apro Pages e davanti a me compare una pagina bianca.
È ora di iniziare a scrivere il racconto sull’altrove.

La realtà

Quanto vorrei che fosse stato tutto un sogno. Purtroppo però la pandemia è vera così come è tremendamente vera la realtà che stiamo affrontando ogni giorno: obbligo di indossare la mascherina quando si esce e di rispettare le distanze dagli altri. Mi chiedo quando potremo tornare a una certa normalità: riabbracciare amici e conoscenti quando li incontriamo per strada e non doverci continuamente disinfettare le mani ogni qual volta che tocchiamo qualcosa di pubblico. Molto probabilmente il vaccino rappresenterà una svolta, ma in attesa di questo non possiamo fare altro che cercare di vivere serenamente la nostra quotidianità con le giuste precauzioni.

Con l’augurio che il mio racconto vi sia piaciuto, vi abbraccio.

Valentina

8 thoughts on “L’extraterrestre Covy

  • Luglio 14, 2020, 2:55 pm

    Sembra che il master che hai seguito abbia davvero dato i suoi frutti: il tuo racconto è molto ben scritto e coinvolgente. Davvero complimenti!

    • Luglio 14, 2020, 3:05 pm

      Grazie mille Teresa, sono contenta che il racconto ti sia piaciuto.

  • Luglio 14, 2020, 6:08 pm

    Master o non master, credo tu abbia un grande dono,ovvero quello della scrittura. E’ giusto perseguire questo tuo sogno e vedere dove ti porta.

  • Luglio 14, 2020, 6:34 pm

    Mi sono emozionata leggendo. Parole lievi e soffici che Si posano leggere sui sentimenti, Mi piace molto il tuo modo di raccontare e ti auguro davvero che possa diventare un lavoro. Complimenti.

  • Roberta
    Luglio 15, 2020, 4:44 am

    Dalle tue parole traspare una dolcezza e serenità di fondo che commuovono. Complimenti

  • Luglio 18, 2020, 10:28 pm

    Bellissimo racconto, profondo, coinvolgente e dolce. Continua a scrivere, sei molto brava.

  • Lucy
    Luglio 27, 2020, 11:12 am

    Ma sei dolcissima! Mi hai intenerita profondamente con questo racconto. Brava, continua così. In questi corsi si apprendono un sacco di cose utili, anch’io vorrei farne uno!

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